Lo scorso 9 maggio si è tenuto nel Centro visitatori dell'Azienda Agricola Sperimentale Vallevecchia il convegno "Quale agricoltura per produrre crediti di carbonio? Casi di studio e prospettive future", organizzato da NaturaSì e Veneto Agricoltura.
Il convegno ha visto in presenza più di cento iscritti, a dimostrazione dell'interesse degli agricoltori veneti nelle possibilità di risparmio e reddito addizionale che il carbon farming può produrre. Riportiamo i link ai video registrati durante il convegno per i lettori interessati ad una visione integrale di questo argomento alquanto multidisciplinare: prima parte e seconda parte.
In questo articolo forniremo un riassunto delle varie presentazioni e i corrispondenti riferimenti temporali nei video per facilitare la consultazione.
Ha aperto i lavori Lorenzo Furlan, direttore Innovazione e Sperimentazione di Veneto Agricoltura (dal minuto 5:30 al 29:00), presentando i dati di otto anni di rigidi protocolli di prova nelle tre aziende sperimentali della Regione Veneto: Vallevecchia, Sasse Rami e Diana. Le tesi a confronto sono Agricoltura Conservativa Flessibile Olistica (Acfo) - Sostenibile e Agricoltura Convenzionale (Conv).
Lo studio è stato condotto su circa 300 ettari complessivi per ciascun trattamento, randomizzando un blocco con i due trattamenti per ogni zona omogenea individuata secondo i criteri dell'agricoltura di precisione. La Foto 1 mostra che il sistema più redditizio è quello Acfo con minima lavorazione.
Foto 1: Redditività media delle tesi a confronto
(Fonte foto: Veneto Agricoltura)
Per quanto riguarda le tecniche di fertilizzazione nel sistema Acfo, le tre testate sono:
- applicazione di solo digestato;
- applicazione di digestato solido più cippato;
- agroforestazione (monofilare di farnia o pioppo lungo scolina) con applicazione di digestato solido più cippato.
I benefici sul suolo si iniziano a percepire dopo due o tre anni. La tecnica che accumula più C organico nel suolo è l'applicazione di digestato solido più cippato (Foto 2).
Foto 2: Concentrazioni di C organico, N, P e K al suolo con le diverse tesi
(Fonte foto: Veneto Agricoltura)
Il professore Antonio Berti (Dafnae, Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse Naturali e Ambiente dell'Università degli Studi di Padova) dal minuto 30:00 al 49:00 ha presentato i risultati di una ricerca nel centro di Legnaro (Pd) che ormai dura da sessanta anni. La sperimentazione di diverse tecniche (applicazione di liquame, letame e liquame più residuo ad alto contenuto di C) è stata comparata con un appezzamento tenuto a prato come controllo.
I risultati sono:
- Nel sessantennio di sperimentazione si è riscontrata una riduzione media del Soc (Soil Organic Carbon, Nda) nello strato 0-30 centimetri del 34%, corrispondenti ad un'emissione netta di 1,2 tonnellate/ettaro/anno di CO2.
- Il prato stabile ha confermato l'effetto positivo delle coperture permanenti per il mantenimento degli stock di Soc.
- Il tipo di input di C organico influenza fortemente la dinamica del Soc.
- A parità di input, l'aratura riduce il contenuto di Soc e modifica la ripartizione tra gli strati di terreno.
- In termini di stoccaggio di C si possono ottenere risultati rilevanti anche in sistemi arati, se la qualità degli input è adeguata (letame, compost).
- Gli effetti della qualità degli input sono evidenti anche alla microscala, influendo sulla microporosità e, quindi, sulla ritenuta idrica del terreno.
Gabriele Campanelli (Crea), dal minuto 50:00 al 01:13:00, ha invece presentato i risultati delle prove di lungo termine per l'agricoltura biologica al Crea Orticoltura e Florovivaismo di Monsampolo del Tronto (Ap). Lo studio include sei colture da reddito più tre colture da sovescio o di copertura o di servizio agroecologico (Csa) e lo sviluppo di un rullo allettatore (roller crimper) provvisto di dischi. L'allettamento della coltura di sovescio favorisce la coltura da reddito (contenimento infestanti, apporto di nutrienti, trattenimento dell'umidità) ma soprattutto consente un accumulo di C organico al suolo costante. In ventiquattro anni si è passato da 1,1% di C organico, stabilizzandosi in 1,8% a partire dal diciottesimo anno.
Andreas Fliessbach (Dipartimento di Scienze del Suolo, Fibl Svizzera), dal minuto 01:13:50 al 01:57:40,
si è concentrato sulla presentazione di uno studio dal titolo "La ricerca Dok Trial, 45 anni di studio comparativo tra agricoltura convenzionale, biologica e biodinamica". Dok sta per Biodinamico (D), bio-organico (O) e convenzionale (K) in tedesco. È possibile scaricare l'opuscolo in italiano contenente il riassunto del progetto in questa pagina.
Le conclusioni dello studio sono:
- Le rese delle colture biologiche sono state inferiori del 20% rispetto a quelle convenzionali nei primi tre Crp, Crop Rotation Period, ma il divario di resa è sceso al 15% nei sei Crp.
- I due sistemi biologici si basano sul riciclaggio di letame e nutrienti provenienti dal bestiame (sulla base delle consistenze medie degli allevamenti in Svizzera, Nda).
- La resa aggiuntiva nei sistemi convenzionali comporta costi per input industriali che riducono il risultato economico e aumentano il consumo di energia, con conseguenze negative sull'ambiente.
- I sistemi di agricoltura biologica mostrano una qualità del suolo e dei processi biologici migliori rispetto a quelli convenzionali.
- L'impatto climatico è ridotto.
- Nei sistemi di agricoltura biologica la biodiversità è maggiore.
Cinzia Panigada (Rurall Spa, Dipartimento di Scienze dell'Ambiente e della Terra dell'Università degli Studi di Milano Bicocca), dal minuto 01:36:05 al 01:57:47, ha infine presentato alcuni esempi pratici su come la digitalizzazione può supportare la sostenibilità in agricoltura attraverso tecnologie innovative e pratiche rigenerative.
Le tecnologie digitali consentono di integrare dati da stazioni meteo, telerilevamento e torri Eddy per misurare i flussi di carbonio per migliorare l'efficienza e la sostenibilità agricola, e di droni per rilevare elementi di biodiversità. Il progetto Infragri (infrastruttura innovativa per l'agricoltura) è stato finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) per creare un'infrastruttura digitale distribuita. Esso è composto da sensori, droni e piattaforme informatiche per supportare l'agricoltura di precisione.
Il modello Sandy è un modello matematico che consente di calcolare le emissioni di CO2 dai suoli agricoli con lo scopo di:
- Valutare l'impatto ambientale e identificare le aree di miglioramento.
- Stabilire la baseline aziendale per monitorarne i progressi nel tempo dell'azienda.
- Proporre azioni di agricoltura rigenerativa che aumentino il sequestro di CO2.
- Accedere a finanziamenti e incentivi su pratiche sostenibili.
La seconda parte del seminario è iniziata con l'esposizione di Maria Vincenza Chiriacò (Cmcc, Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici), dal minuto 00.00 fino al 24:53, sui crediti di carbonio da carbon farming, in conformità con il Regolamento UE 2024/3012. L'adesione alle disposizioni contenute nel Regolamento (testo in italiano in questa pagina) è volontaria ed esistono due diverse tipologie di interventi che possono generare crediti di C: i sistemi di stoccaggio permanente (le tecnologie di cattura e stoccaggio di C atmosferico e l'immobilizzazione del C in prodotti di legno durevoli quali travi e altri materiali edilizi) e il carbon farming, che è una tecnica di cattura temporanea del C a breve termine (< 35 anni). Il carbon farming include pratiche come afforestazione, riforestazione, gestione forestale sostenibile, agroforestazione, sequestro del carbonio nel suolo e ripristino delle torbiere.
La certificazione delle rimozioni di carbonio mira a incentivare pratiche agricole di alta qualità, combattere il greenwashing, (cioè le dichiarazioni di sostenibilità di prodotti e servizi esagerate o false, a scopo pubblicitario), armonizzare il mercato dei crediti e costruire fiducia. I prossimi step includono l'entrata in vigore del Regolamento, la proposta di metodologie di certificazione e regole di verifica nel 2025, il rilascio dei primi crediti certificati nel 2026 e la creazione di un Registro Europeo nel 2028.
La presentazione di Eduardo Cuoco, direttore di Ifoam, ha evidenziato, dal minuto 26:31 al 33:20, una criticità dell'attuale Regolamento UE 2024/3012, ovvero il fatto che premia gli agricoltori che adotteranno pratiche biologiche in futuro ma discrimina quegli agricoltori biologici che da anni stanno accumulando C nel terreno senza percepire alcun compenso. Un altro problema che pongono i sistemi di certificazione dei crediti di C è che il costo di tali procedure è proibitivo per le piccole, medie aziende agricole.
Il seminario si è chiuso con la presentazione di Gianluca De Nardi, Impact manager di EcorNaturaSì Spa SB (dal minuto 34:00 al 57:15) sui servizi ecosistemici come opportunità di reddito futuro per l'agricoltore biologico/biodinamico.
I servizi ecosistemici sono i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano. Questi servizi includono approvvigionamento (cibo di qualità, erbe officinali), regolazione (sequestro di carbonio, impollinazione), supporto (rigenerazione del suolo, biodiversità) e culturali (educazione, turismo). L'agricoltura non è solo produzione di cibo, ma è anche tutela e rigenerazione ambientale, quindi è necessario un riconoscimento economico per questi benefici. In Italia, strumenti come certificazioni ambientali, sussidi ecologici, finanza verde e mercati del carbonio sono già utilizzati per remunerare tali servizi.
In futuro, si prospettano meccanismi innovativi come il "True Cost of Food" (pagina per approfondire, Nda), mercati della biodiversità e pagamenti diretti per servizi ecosistemici.
Esempi concreti di progetti includono il Life Carbon Farming in Italia e altre iniziative all'estero. Di fondamentale importanza sono gli strumenti di misurazione e di trasparenza per garantire benefici reali e duraturi. Le aziende biologiche e biodinamiche sono particolarmente allineate agli obiettivi di leggi come la Nature Restoration Law (Nrl, Regolamento UE 2024/1991), che mira a ripristinare il 30% delle aree degradate entro il 2030.
Il relatore ha concluso ribadendo la necessità di implementare modelli partecipativi e meccanismi di remunerazione atti a valorizzare l'approccio biologico e biodinamico, riconoscendo gli agricoltori come custodi degli ecosistemi.